domenica 13 marzo 2011

Le vicende in Giappone impongono una riflessione sul nucleare

L’associazione Libere Idee interviene sul tema del nucleare e delle energie rinnovabili.
«Sono passati esattamente dieci anni – esordisce Andrea Giansanti, presidente di Libere Idee - da quando venne presentato il progetto di riconversione del sito della Centrale nucleare di Borgo Sabotino in impianto ad energia solare, con “specchi” capaci di produrre circa metà dell’intero fabbisogno di Latina. L’intento del professor Carlo Rubbia, premio Nobel per la Fisica e ideatore del progetto, era quello di dimostrare che negli spazi occupati dal nucleare si poteva produrre la stessa quantità di energia, stavolta ricavata dal sole. Il tutto con annesso un centro di ricerca internazionale: un progetto entusiasticamente illustrato dall’amministrazione comunale di allora, che asseriva di voler fare di Latina un punto di riferimento nel mondo per gli scienziati del settore».
Un’idea solida anche sotto il profilo economico.
«Il progetto – prosegue Giansanti - era completamente finanziato, parte dallo Stato e dalla Regione e parte da un consorzio di privati a cui aveva aderito anche l’Eni. L'obiettivo era quello di ottenere energia pulita ad un costo di circa 50 centesimi di euro per kilowattora, meno della metà del nucleare, senza contare gli ulteriori incentivi del Conto Energia. Inoltre il solare termodinamico era un progetto italiano, a differenza del nucleare».
Poi le cose non andarono come previsto.
«Tre anni dopo la presentazione – sottolinea il presidente di Libere Idee – l’11 ottobre 2004, il sindaco Vincenzo Zaccheo bocciò l’iniziativa dicendo che avrebbe creato inquinamento luminoso. Nel novembre successivo Rubbia fu costretto ad abbandonare definitivamente il progetto di Borgo Sabotino, lamentando troppa burocrazia e bastoni tra le ruote, e si concentrò sull’impianto solare “gemello” di Priolo, in Sicilia, che è stato regolarmente completato e inaugurato nello scorso luglio. Latina non solo ha perso una gigantesca opportunità sotto il profilo energetico, occupazionale, e di riconversione del sito di Borgo Sabotino, ma oggi si ritrova col rischio di ospitare il deposito nazionale di scorie nucleari. Nel Lazio ci sono già venti dei 90 siti provvisori di scorie situati nel nostro Paese, e di quei 20 regionali, 10 sono situati a Borgo Sabotino. Qui è stata stimata la presenza di ben 2.500 tonnellate di grafite contaminata, oltre a 20 metri cubi di altro materiale radioattivo».
Latina ha perso un treno e potrebbe subirne le conseguenze.
«Oltre al deposito di scorie – conclude Giansanti – anche la paventata ipotesi della costruzione di una nuova Centrale nucleare a Latina rappresenta l’ennesima servitù per il nostro territorio, senza contare che per realizzare gli attuali reattori di terza generazione, già di vecchia concezione poiché è allo studio la quarta, servono cinquanta mesi: tra autorizzazioni e collaudi, per l’entrata in funzione ci vogliono tra i dieci e i dodici anni. Negli Stati Uniti, negli ultimi anni si è investito nel solare e soprattutto nell’eolico che ha raggiunto il trenta per cento della potenza installata. Inoltre entro il 2017 diventerà obbligatorio che il 50 per cento dell’energia utilizzata nelle case italiane sia di produzione rinnovabile. E’ chiaro che anche la “classe energetica” delle abitazioni diventerà un fattore di valutazione degli immobili, che quindi vanno nella direzione di essere autosufficienti. Pertanto il “no” al nucleare si basa su dati incontrovertibili, che devono spingere verso una nuova stagione di investimenti sulle energie rinnovabili da parte del Comune di Latina».